Nelle stanze «totali» di Piero Manzoni
September 28, 2025

In pochi anni Piero Manzoni trasformò materiali, gesto artistico e ruolo del pubblico in altrettanti banchi di prova, dispositivi per rivalutare le idee di quadro e scultura, di artista e spettatore. «Piero Manzoni: Total Space» presenta una lettura ravvicinata di un artista che, tra la fine degli anni 50 e il 1963, mise in discussione l’intero sistema di convenzioni che regolano creazione e fruizione dell’arte.
Gli Achrome, serie di quadri privi di colore realizzati a partire dal tardo 1957, rappresentano il primo grande laboratorio di questa ricerca. In essi, l’assenza di un’immagine sulla tela non permette allo spettatore di affacciarsi sul vuoto onirico e simbolico dei monocromi blu di Yves Klein, ma indica una diversa pienezza: ciò che si impone è la materia—gesso in un primo momento, poi materiali svariati come caolino, cotone idrofilo, velluto, polistirolo, peluche. La forma oggettiva prende il posto della figura, con screpolature, pieghe, moduli. L’immagine cede spazio a una superficie che ha corpo e talvolta ritmo, producendo un’esperienza in cui il vedere coincide con l’agire percettivo. L’occhio dello spettatore, più che registrare, sembra toccare.