Antinomie: Imago Daniela De Lorenzo, il tempo dell’identificazione

July 2, 2025

La narrazione intorno all’origine della scultura, in alcune attestazioni ormai divenute canoniche, ha spesso implicato il senso della dualità, o quantomeno l’esistenza di una relazione. Qualche esempio prima di tutto. Per Leon Battista Alberti, la scultura deriva dalla visione attraverso cui l’uomo antico ha saputo proiettare una forma su un’altra, evocando un’immagine dalla materia naturale. Ancora più indietro nel tempo, Plinio il Vecchio univa l’origine del disegno a quella delle arti plastiche nel racconto della fanciulla di Corinto, la figlia del vasaio Butade, che volle fissare il profilo dell’ombra dell’amato prossimo alla partenza su un muro, lasciando poi che il padre ne facesse un ritratto premendo dell’argilla dentro il perimetro del disegno e cuocendola. In entrambi i casi, il rapporto tra l’uomo e la realtà circostante è centrale nella costituzione del linguaggio della scultura ed è significativo che, in simili storie, sia innanzitutto la visione ad emergere, quale canale fondamentale e nucleo generatore di una pratica. Lo sguardo, carico di sentimento, immaginazione o attesa, traduce una visione interiore in una forma esteriore, destinata a prendere corpo e vita attraverso le mani. Una parte di sé, un frammento del proprio rapporto con il mondo, si incarna al di fuori dell’individuo, in uno scambio continuo tra soggetto e oggetto della visione. Tali racconti sembrano suggerire che nella dualità implicita nella visione si nasconda, di fatto, un principio di identificazione, come se il rispecchiamento, il trapasso delle immagini da uno sguardo all’altro, fosse il necessario processo per acquisire, al fondo, un’immagine di sé.

Read more

Magazzino News

Magazzino Italian Art

Hours